Pratiche di rassegnazione alla volontà di Dio
San Paolo della Croce mistico e fondatore dell’ordine dei Passionisti, forniva delle pratiche di rassegnazione al Divin Volere:
Rassegnatevi
alla volontà di Dio in tutte le cose (II, 584).
Attendete
in tutto e per tutto a vivere rassegnati alla divina volontà (I, 752).
Tutto il
vostro studio sia di starvene ben racchiusi nel vostro interno, in alta
rassegnazione alla santissima volontà di Dio (II, 750).
Godete
che sia fatta la santissima volontà di Dio in ogni cosa (III, 396).
State
rassegnati alla volontà di Dio in tutti i travagli che egli permette e in tutte
le occupazioni e fatiche in cui vi trovate (III, 365).
Lasciamo
di tutto la cura a Dio, attendiamo ai nostri doveri e siamo sicuri che tutto
succederà bene (I, 651).
Il mio
desiderio è di fare la volontà di Dio in ogni luogo (I, 178).
Non
pensare al domani.
Non
pensate al domani: vivete a momenti, facendo sempre il divino beneplacito (I,
110).
La
perfetta rassegnazione si esercita nelle cose che più si desiderano, aspettando
pacificamente e con perfetta sommissione la visita del Signore (II, 518).
Non
lamentarsi.
Vi
raccomando una grande rassegnazione alla santissima volontà di Dio, con vivere
abbandonati al suo divino beneplacito, senza lamentarvi né di dentro né di
fuori, né con Dio, né con le creature (II, 294).
Non fate
querele con Dio; ma dite semplicemente: Mio Dio, sia fatta la vostra santissima
volontà (I, 316).
Vi prego
di starvene rassegnati alla volontà di Dio, rinserrati nel fondo più intimo del
vostro interno, ed ivi abissati nella divina carità, soffrite in silenzio
profondo e salda speranza (II, 448).
Rassegnazione
alla volontà di Dio in tutte le cose, mirando con occhio di fede tutti i
travagli, come cose ottime perché volute da Dio (II, 584).
State in
tutto rassegnati alla volontà del Signore, con prendere tutte le cose come
venute dalle sue mani (II, 264).
Prendete
ogni pena dalla mano amorosa del sommo Bene, che non può volere che l'ottimo
(II, 312).
Bevete
nel calice di Gesù ad occhi chiusi, senza voler sapere che cosa vi sia dentro;
basta sapere che il calice lo da il dolce Gesù (I, 341).
Fare
frequenti atti di rassegnazione.
Fate
frequenti atti di rassegnazione al la volontà di Dio, abbracciandovi alla
croce di Gesù, stando con lui crocifissi, e patendo ciò che Sua Divina Maestà
dispone in silenzio di fede e di santo amore (III, 363).
Fate un
grande abito alla rassegnazione, facendone atti frequenti (I, 528).
Gridate
di continuo al Cuore sacratissimo del nostro Salvatore: Fiat voluntas tua!
(I, 24).
Sia
sempre fatta la santissima volontà di Dio! (I, 80).
Sia
sempre fatta la volontà di Dio: a questa sola m'attacco, sola questa desidero
sia il mio cibo (II, 503).
O cara,
dolcissima volontà del mio Dio, vi adoro! (IV, 53).
O cara
volontà! O santissima volontà di Dio! Io vi amo!
Siate
sempre bene detta o dolcissima volontà del mio
caro
padre Iddio!
O volontà
dolcissima,
siate il
mio cibo! (I, 528).
Fiat
voluntas Dei in me,
intra me,
extra me, circa me,
in vita,
in morte, in tempore
et in
aeternitate.
Amen (II,
494).
Fonte: https://t.me/SanGiuseppeGloriosissimo
QUATTRO PRATICHE DI UNIFORMITÀ ALLA VOLONTÀ DI DIO
di Sant’Alfonso
Maria de’ Liguori (Via della salute, p. III, cap. III § V)
Nº 1
Per I:
bisogna rassegnarci nell'infermità, che ci avvengono. I mondani chiamano le
infermità disgrazie, ma i santi le chiamano visite di Dio e grazie.
Nell'infermità dobbiamo sì bene prendere i rimedi per guarirne, ma sempre
rassegnati a quel che Dio dispone. E pregando il Signore per la sanità,
preghiamolo sempre con rassegnazione, altrimenti non avremo la grazia. Ma oh
quanto si guadagna nella infermità con offrire a Dio quel che si patisce! Chi
ama Dio di cuore, non desidera di sanare dall'infermità per non patire, ma
desidera dar gusto a Dio con quel patire. Quest'amore era quello, che rendeva
dolci ai santi martiri i flagelli, gli aculei e le piastre infocate.
Principalmente poi dobbiamo rassegnarci nelle malattie mortali. L'accettare
allora la morte per adempire la divina volontà ci fa meritare un premio simile
a' martiri, i quali perciò sono stimati martiri, perché hanno accettato i
tormenti e la morte per dar gusto a Dio. Chi muore uniformato alla divina
volontà, fa una morte santa; e chi muore più uniformato, fa una morte più
santa. Scrive il Padre Ludovico Blosio che in morte un atto di perfetta
uniformità non solo ci libererà dell'inferno, ma anche dal purgatorio.
Nº 2
Per 2:
dobbiamo uniformarci al volere di Dio in quanto a' difetti naturali, che
abbiamo, come di poco talento, di poca sanità, poca vista, poca abilità per gli
uffici e simili. Tutto quel che abbiamo, è limosina di Dio. Non poteva egli
crearci un moschino, un filo d'erba? Cento anni fa eravamo noi altro che
niente? e che andiamo cercando? Ci basti l'averci data Iddio la capacità di
farci santi. Benché di poco talento, di poca sanità, poveri, villani, ben
possiamo farci santi colla sua grazia, se vogliamo. Oh a quanti infelici il
talento, la sanità, la nobiltà, le ricchezze o la bellezza è stata occasione di
dannarsi! E perciò contentiamoci di quel che ci ha fatti Dio; e ringraziamolo
sempre di quei beni che ci ha donati, e specialmente di averci chiamati alla santa
fede; questo è stato un gran dono, del quale pochi ne ringraziano Dio.
Nº 3
Per 3:
rassegniamoci in tutte le cose avverse, che ci avvengono, perdite di robe, di
speranze o di parenti; ed anche negli affronti e persecuzioni che riceviamo
dagli uomini. Dirai: Ma Dio non vuole il peccato, come debbo rassegnarmi, se
quegli mi calunnia, m'ingiuria, mi ferisce, mi froda? ciò non avviene per
volontà di Dio. Oh che inganno è questo! Dio non vuole il peccato di colui, lo
permette; ma vuole all'incontro quell'avversità, che per mezzo di colui voi
patite. Sicché il Signore è quello, che vi manda tal croce, ma per mezzo del
vostro prossimo; e perciò anche in questi casi dovete voi abbracciar quella
croce come inviata da Dio. Ne andiamo trovando ragione; diceva S. Teresa: Se
non vuoi portar la croce, se non quella ch'è appoggiata a ragione, la
perfezione non fa per te.
Nº 4
Per 4:
rassegniamoci nelle aridità di spirito, se facendo l'orazione, la Comunione, la
visita al Sacramento ecc. tutto ci riesce di tedio e senza gusto; ci basti
sapere che diamo gusto a Dio; ed allora gli daremo più gusto, quando noi con
meno gusto faremo le nostre devozioni. In nessun tempo meglio possiamo conoscer
la nostra insufficienza e miseria, che nel tempo d'aridità; e perciò allora
nell'orazione umiliamoci e con rassegnazione mettiamoci in mano di Dio,
dicendo: Signore, io non merito consolazioni, altro non voglio che abbiate
pietà di me; conservatemi nella vostra grazia e fate di me quel che vi piace. E
facendo così guadagneremo più in un giorno di desolazione, che in un mese di
lacrime e tenerezze. E generalmente parlando, questo sia l'esercizio continuo
nelle nostre orazioni, di offrirci a Dio, che faccia di noi come vuole,
pregandolo sempre nell'orazione, nella Comunione, nella visita: Dio mio, fatemi
fare la vostra volontà. Facendo la volontà di Dio, faremo tutto. Avvezziamoci
per tanto di tener sempre in bocca la giaculatoria: Fiat voluntas tua. Anche
nelle cose minime che ci avvengono, v. gr. si smorza la candela, si rompe un
caraffino, si piglia un inciampo, replichiamo sempre: Sia fatta la volontà di
Dio. Quando poi perdiamo qualche roba, o ci muore qualche parente o cose
simili, diciamo: Signore, così avete voluto voi, così voglio io. E quando
abbiamo timore di qualche mal temporale, diciamo: Signore, io voglio tutto
quello che volete voi. E così daremo sempre gran gusto a Dio, e staremo sempre
in pace.
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