Ogni Verità, da chiunque venga detta, viene dallo Spirito Santo
A.D. 1820: l'Inferno, Hitler ed il discatenamento di Satana nelle profezie di Anna Katharina Emmerich.
Molte sono le descrizioni dell'Inferno
giunte sino a noi, e certamente quella di Dante è la più pittoresca e nota. Man
mano che ci si immerge nelle sue profondità e ci si avvicina all' angelo caduto
il sommo poeta ne delinea con maggior chiarezza la natura: regno di discordia
di caos e di odio, antipode alla "Città di Dio". "Raphèl maì
amècche zabì abni" esclama alla vista di Dante e Virgilio, Nembrot il
gigante della torre di Babele in lingua ormai priva di significato e barriera
alla comunanza ed alla comprensione reciproca. E, giunti nella fossa grande,
oscura, tenebrosa e terribile di Cocito non vi è più fuoco e fiamme bensì
ghiaccio: "Per ch'io mi volsi, e vidimi davante e sotto i piedi un lago
che per gelo avea di vetro e non d'acqua il sembiante..." (Inferno, XXXII,
22-24).
E' una descrizione coincidente con
quella del 1820 di Anna Katharina Emmerich, la Santa stimmatizzata nata a
Flamske 8 settembre 1774:
"...Ricevetti l'impressione di essere giunta in una località
terribile. Discesi attraverso i sentieri di un deserto di ghiaccio, sempre più
scuri e ghiacciati, avvolti in una profonda oscurità, come in una notte eterna.
Il centro dell'abisso aveva la forma di una roccia gigantesca, illuminata da
una luce metallica, terribile e nera. Serviva da ingresso un portone immane e
scuro, spaventoso, chiuso con catenacci e chiavistelli incandescenti che
stimolavano una sensazione di orrore. Improvvisamente udii un ruggito, un urlo
orrendo, il portone fu aperto ed apparve un mondo terribile e sinistro, esatto
contrario della Gerusalemme celeste. Tutto portava il marchio della maledizione
della sofferenza e delle pene, nella discrepanza, nella disarmonia, immerso
nella rabbia e nella disperazione (...) Una realtà connotata dall'eterno
dilaniante disaccordo dei dannati. Tutti gl'errori umani e le bugie erano
concentrati in questo stesso luogo ed apparivano in innumerevoli
rappresentazioni di sofferenze e pene: niente era giusto. Qui vidi delle
colonne di un tempio tenebroso ed orribile..." Alla visione
infernale la Santa allega quella della lotta tra gli angeli buoni ed i ribelli
come nell' Apocalisse: "E vi fu
guerra: Michele con i suoi angeli ingaggiò battaglia con il dragone; questo
combatté insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero. Fu infatti scacciato il
grande dragone, il serpente antico, quello che è chiamato diavolo e satana,
colui che inganna tutta la terra... (Ap. 12, 7-10)". Sia
nell'Apocalisse che nelle visioni della Santa Lucifero è gettato ed incatenato
nell'abisso: "Quindi vidi discendere
dal cielo un angelo con in mano la chiave dell' Abisso e un grossa catena.
Afferrò il dragone (...) e lo incatenò per mille anni. (Ap. 20, 1-2)".
A questa visione Beata Anna Katharina Emmerich connette quella di due visioni
profetiche: la prima è quella della data della "liberazione" di
Lucifero, che è collocata "50 o 60 anni prima del duemila dopo
Cristo", la seconda (del 2 settembre 1822), temporalmente coincidente con
essa, è quella in cui è nitidamente tratteggiata l'immagine e l'operato di
Adolf Hitler: "Giunsi in alto, in un giardino sospeso nell'aria, dove vidi librarsi
tra settentrione e l'oriente, come il sole all'orizzonte, la figura di un uomo
con un viso lungo e pallido. Il suo capo sembrava coperto con un berretto a
punta. Era avvolto da fasce e aveva un cartello sul petto. Non ricordo però
cosa c'era scritto. Portava la spada avvolta in fasce colorate e si librava
sulla terra lentamente e ad intermittenza, come i piccoli voli di un piccione.
Poi si liberò dalle bende. Mosse la spada qua e là e gettò le bende sulle città
sonnolente che furono avvolte come da un cappio. Insieme alle bende caddero
pure pustole e vaiolo sull'Italia, la Spagna e la Russia.Avvolse poi con un
cappio rosso anche Berlino; il cappio si estese fin qui da noi. Poi vidi la sua
spada nuda, sull'elsa pendevano bende insanguinate e da queste grondava sangue
nella nostra regione".
Fonte: Francesco Latteri Scholten.
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