CON DIO NON SI SCHERZA, GUAI A SFIDARLO!
L'IRA DI DIO SECONDO GLI SCRITTI DEI SANTI
DON BOSCO LEZIONE TREMENDA dal libro “ABBASSO I PRETI” del servo di Dio esorcista salesiano don Giuseppe Tomaselli
La Contessa ... O... si presentò a Don Bosco in compagnia
dei suoi quattro figlioletti.
Chiese al Santo Sacerdote la benedizione e poi
disse: Che cosa sarà dell'avvenire di questi miei figlioletti?
- Don Bosco non voleva parlare, ma dietro
insistenza, rispose sorridendo: - Signora Contessa, il primo diventerà un
generale, il secondo un bravo avvocato ed il terzo un celebre medico.
- E del quarto non dice nulla?
- Don Bosco aveva posata la mano destra sul capo
dell'ultimo figliuolo e lo mirava con affetto.
In quel momento il Signore manifestava al suo Servo
che il bambino sarebbe divenuto Sacerdote.
- Signora Contessa, ringraziate Dio!
Questo figliuolo un giorno sarà Sacerdote.
- La madre strinse al cuore il bambino ed esclamò:
Mio figlio Prete? ...
Prima vederlo morto, anziché Prete!
- E così sarà! - soggiunse Don Bosco.
Dopo qualche mese il bimbo si ammalava ed i medici
non riuscivano a curarlo.
Quando fu perduta la speranza, la Contessa andò a
gettarsi ai piedi di Don Bosco, per implorare la guarigione; ma il Santo
rispose: Troppo tardi!
La sentenza di morte sul figlio è stata lanciata da
voi, o Contessa! ...
Con Dio non si scherza! -
L'AVVERTIMENTO DI SAN TOMMASO D'AQUINO, DOTTORE DELLA CHIESA! Summa Theologiae III, q. 82, a. 3.
- gli infedeli saranno puniti e con Dio non si
scherza!
«Per rispetto verso questo sacramento esso non
viene toccato da nessuna cosa che non sia consacrata: e quindi sono consacrati
il corporale, il calice e così pure le mani del sacerdote per poter toccare
questo sacramento. A nessun altro quindi è permesso toccarlo fuori di un caso
di necessità: se, p. es., stesse per cadere a terra, o in altre contingenze
simili»
L'IRA DI DIO SECONDO GLI SCRITTI DELLA VALTORTA - Quaderni - 23 aprile 1943.
Ora il Padre è stanco e a far perire la razza umana
lascia che si scatenino i castighi dell' inferno.
Dice Gesù:
"«LA PRIMA VOLTA MIO PADRE PER PURIFICARE LA
TERRA MANDÒ UN LAVACRO D’ACQUE (diluvio universale Genesi 6-7), LA SECONDA
MANDÒ UN LAVACRO DI SANGUE (Passione di Gesù Ebrei 9,11-14), E DI CHE SANGUE!
NÉ IL PRIMO NÉ IL SECONDO LAVACRO SONO VALSI A FARE DEGLI UOMINI DEI FIGLI DI
DIO.
ORA IL PADRE È STANCO, E A FAR PERIRE LA RAZZA
UMANA LASCIA CHE SI SCATENINO I CASTIGHI DELL’INFERNO, PERCHÉ GLI UOMINI HANNO
PREFERITO L’INFERNO AL CIELO E IL LORO DOMINATORE: LUCIFERO, LI TORTURA PER
SPINGERLI A BESTEMMIARCI PER FARNE DEI SUOI COMPLETI FIGLI.
IO VERREI UNA SECONDA VOLTA A MORIRE, PER SALVARLI
DA UNA MORTE PIÙ ATROCE ANCORA... MA IL PADRE MIO NON LO PERMETTE...
IL MIO AMORE LO PERMETTEREBBE, LA GIUSTIZIA NO. SA
CHE SAREBBE INUTILE.
PERCIÒ VERRÒ SOLTANTO ALL’ULTIMA ORA.
MA GUAI A QUELLI CHE IN QUELL’ORA MI VEDRANNO
AVENDO ELETTO A LORO SIGNORE LUCIFERO!
NON VI SARÀ BISOGNO DI ARMI NELLE MANI DEI MIEI
ANGELI PER VINCERE LA BATTAGLIA CONTRO GLI ANTICRISTI.
BASTERÀ IL MIO SGUARDO. (…)"
Il terremoto di Messina del
1908.
(Dal libretto “Tre piaghe
cancrenose” di Don Giuseppe Tomaselli).
CON DIO NON SI SCHERZA
Certi avvenimenti più che alla luce naturale,
dovrebbero essere guardati alla luce della fede.
Per la festa dell'Immacolata del 1908, in un
giornaletto umoristico di Messina apparve una poesia, in cui si metteva in
caricatura la purezza verginale della Madonna.
Per il Natale dello stesso anno « Il Telefono »,
giornale irreligioso, pubblicò una poesia satirica contro Gesù Bambino.
Nel pomeriggio della domenica, 27 dicembre,
apparvero attaccate ai muri della città strisce di carta con parole: « Gesù
Cristo non è mai esistito ».
Nella serata del medesimo giorno in un teatro della
città, in quello della « Munizione », si fece una rappresentazione sacrilega,
nella quale si voleva dimostrare che Gesù Cristo non è mai esistito; la
commedia finì con la parodia di un terremoto.
Sempre nella stessa serata il Circolo Massonico «
Giordano Bruno » si radunò e decretò la distruzione della Religione a Messina.
La malvagità umana, per opera della massoneria
locale, si schierò apertamente contro Dio.
Ma « con Dio non si scherza! », così poi commentò
il fatto il giornale di Londra, il « Times ». Dopo poche ore di tutto ciò, alle
5,20 del 28 dicembre, un susseguirsi di forti terremoti ridusse la città in un
mucchio di macerie. In pochi istanti Messina divenne un cimitero.
Fu distrutta anche la tipografia nella quale si
pubblicava « Il Telefono », ma rimase intatta la macchina, in cui era ancora la
composizione del giornale contenente la poesia sarcastica contro Gesù Bambino:
« Tu che sai, che non sei ignoto - Manda a tutti un terremoto! ».
L'Onorevole Micheli ed il Senatore Mariotti,
penetrati in quella tipografia per dare aiuto ai superstiti, fecero tirare
migliaia di copie di quella poesia per spedirne ovunque.
Il cataclisma di Messina fu un fatto naturale, ma,
date le circostanze, si può affermare che sia stata la risposta di un Dio
sdegnato all'uomo insipiente.
Lo stesso Arcivescovo, Mons. D'Arrigo, spedì una
circolare ai Parroci, dicendo: - Vi esorto a spiegare al popolo che il
terremoto di Messina è stato giusto castigo di Dio. -
Le centomila vittime del terremoto del 1908
apportarono luce spirituale a tanti ciechi morali, i quali ritornarono a Dio.
Dai Quaderni di Maria Valtorta del 1943, 6 agosto.
Dice Gesù:
«Il mio Sangue, chiamato (Mt 27,25) con ira su se
stessi dai miei nemici e accusatori, non ha perduto le sue duplici qualità di
perdono e di condanna. Passano i secoli, figlia ma Io e tutto quanto è mio
resta in un eterno presente...».
Beato Fulton John Sheen
In tutti questi appelli verso la misericordia, ci si dimentica il principio che la misericordia è la perfezione della giustizia. La misericordia non precede la giustizia; prima ci deve essere la giustizia e poi la misericordia. Il divorzio della misericordia dalla giustizia è sentimentalismo, come il divorzio della giustizia dalla misericordia è severità. La misericordia non è più amore quando è separata dalla giustizia: chi ama qualcosa deve opporsi a ciò che distruggerebbe l’oggetto del suo amore. La capacità di provare una legittima indignazione non è una testimonianza della mancanza di amore e di misericordia, ma piuttosto ne è una dimostrazione.
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