Quanto sono responsabili i confessori davanti a Dio?

 



San Pio V diceva: «Dacci dei confessori idonei e sicuramente tutta la cristianità sarà riformata».

Chi vuole essere un buon confessore deve, in primo luogo, considerare che l'ufficio del confessore è molto difficile e pericoloso, e che per la sua difficoltà e pericolosità il Concilio di Trento lo ha definito un ufficio da temere anche dagli angeli.

«È estremamente difficile ascoltare le confessioni. Un sacerdote dovrà rendere conto a Dio di ogni confessione che ha ascoltato. Senza santità e senza cultura, il sacerdote mette in grave pericolo sia la sua anima che quella dei suoi penitenti. Anzi, sarebbe meglio che tale sacerdote non ascoltasse affatto le confessioni».

Il sacerdote deve imparare ad ascoltare bene le confessioni - questo vale soprattutto per il suo ruolo di insegnante. Non sarà sufficiente che un confessore abbia semplicemente una conoscenza generale della teologia morale, ma richiede una buona comprensione della morale applicata e dei casi discussi nei manuali. Per un sacerdote ascoltare le confessioni senza aver consultato le opere classiche di teologia morale è un atto di grave presunzione: mette a rischio non solo la sua anima, ma anche le anime dei suoi penitenti.

Il confessore deve essere pieno di carità, il che significa che deve essere santo. Deve ricevere tutte le persone (sia santi che peccatori, saggi e ignoranti, ricchi e poveri) con gentilezza per consigliarle senza timore o preoccupazione per il guadagno personale. Bisogna infatti ammonire il peccatore, per fargli comprendere il suo misero stato, ed il pericolo di dannazione a cui è esposto; ma deve essere sempre ammonito con carità, deve essere eccitato alla fiducia nella misericordia divina, e devono essere insegnati i mezzi con cui può emendare la sua vita. E sebbene il confessore sia obbligato a differire l'assoluzione, congeda dolcemente il penitente, fissandogli un giorno per il ritorno e indicandogli i rimedi che nel frattempo deve praticare per prepararsi all'assoluzione. I peccatori si salvano così, ma non con asprezze e rimproveri, che li spingono alla disperazione.

Il confessore deve sapere quando e come rifiutare l'assoluzione. Un confessore si espone a grave pericolo di dannazione per essere troppo rigoroso o troppo lassista. Come un confessore pecca essendo troppo severo, così anche il sacerdote che assolve un penitente non disposto all'assoluzione è certamente colpevole di peccato. In generale, quanto maggiore è il rigore con cui il confessore tratta i suoi penitenti, quando si tratta del pericolo dei peccati formali, in particolare contro la castità, tanto più ne promuoverà la santificazione.

Sono tenuti a rifiutare o a differire l'assoluzione, o perché il penitente non farà ciò che gli si richiede, o perché è un peccatore recidivo, o perché è nell'occasione prossima del peccato. Infatti, per salvare i suoi penitenti, il confessore dovrebbe curare con la massima cura i peccatori recidivi e coloro che sono in occasione di peccato.

Ma alcuni diranno che se trattiamo i peccatori in questo modo, gran parte del nostro tempo sarà occupato e altri che aspettano non possono essere ascoltati. Ma in risposta dico che è meglio ascoltare bene una confessione che ascoltarne un gran numero imperfettamente. Ma la risposta più appropriata è che il confessore non deve rendere conto a Dio delle persone che aspettano, ma solo di colui di cui ha cominciato ad ascoltare la confessione.

(Meditazione di Sant'Alfonso Maria de’ Liguori)

 

Mai giudicare un peccatore, perché la bilancia umana manca ancora di uno dei suoi pesi e questo si trova solo nel Cuor di Dio; l'Amore e il Perdono. Mai giudicare e mai disperare della salvezza di un'anima! Questo vale particolarmente per i Confessori.

(14 Ottobre 1967)

dal libro: “Un messaggio di gioia nel dolore con Imprimatur”.

 

PADRE PIO A DON DOMENICO LABELLARTE:

«Io tremo, ogniqualvolta, devo scendere al confessionale, perché li devo amministrare il sangue di Cristo. Che tristezza, vedere che oggi la Confessione è diventata la “confusione” si va a fare una chiacchierata nel confessionale, magari riportando i peccati degli altri, giustificando se stessi, senza essersi accusati di nessun nostro peccato, e poi si riceve anche l’assoluzione. 

Come fa il penitente a pentirsi e dolersi dei peccati che non ha confessati e di fuggire le occasioni prossime degli stessi? 

Il Sacerdote è come un medico che deve aiutare il paziente a scoprire le proprie malattie e non dirgli va in pace che stai benissimo. Santa Veronica Giuliani riferisce che nel terzo piano profondo dell’ inferno ha visto le anime dei confessori che hanno ingannato i propri penitenti».

 

 

 

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