QUANTO VALGONO LE NOSTRE LACRIME AGLI OCCHI DI DIO? (meditazioni tratti dai grandi santi e maestri di spirito)
«Cresca il fuoco del santo e smisurato desiderio, inebriato del sangue del Figliuolo di Dio; corriamo come affamati dell'onore Suo e della salute della creatura; arditamente togliamogli il legame col quale fu legato sul legno della Santissima Croce: leghiamogli le mani della Sua giustizia. Ora è il tempo di gridare, di piangere, di dolersi: il tempo è nostro, perché è perseguitata la sposa di Cristo dai cristiani, falsi membri e putridi. Ma Dio non disprezzerà le lacrime, sudori e sospiri dei servi suoi».
Dalle “Lettere di S. Caterina da Siena”, lettera n. 137.
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«La mia Misericordia è così infinita che opera prodigi, di cui solo nell’altra vita vedrete la forza e la forma, per conquistare il maggior numero di anime alla Risurrezione della carne in Cristo. Io non voglio che voi, segnati del mio Nome, moriate in eterno. Io vi voglio risuscitare. Sono morto per potervi risuscitare. Ho spremuto il mio Sangue dalle mie carni come grappolo torchiato per potervi risuscitare. Le stille del mio Sangue sono in voi e anelano di tornare al Cuore dal quale sono provenute. Ripeto quanto ho detto ieri. Pochi sono coloro nei quali il mio Sangue non dà quel minimo di meriti, non per colpa del Sangue ma della loro rispondenza ad Esso, capace di salvare l’anima. I Giuda non sono la massa, perché molte volte, dopo una vita infame vissuta da un corpo in cui l’anima fu tenuta schiava, si ha un trionfo dell’anima sulla materia col fatto che nell’ora estrema essa anima, sulle soglie della morte che libera lo spirito dalla carne si volge a Dio di cui ha conservato un ricordo, e in Lui si rifugia. E credetemi: in verità basta un palpito d’amore, di confidenza e di pentimento, per far sì che il lavacro dei miei meriti scenda sul peccatore e lo porti in salvamento. La mia Giustizia non è la vostra, e la mia Pietà è molto diversa dalla vostra. Quando si vedrà il numero dei salvati dal mio Amore tutto misericordia, saranno proclamate le virtù dell’Agnello con voce di giubilo da tutti gli spiriti viventi nel suo Regno. Perché voi siete i salvati dall’Agnello che s’è fatto immolare per voi. E se coloro che hanno sempre vissuto in Lui e di Lui, sino al punto da non conoscere il senso, lo seguiranno cantando il cantico noto ad essi soltanto, i salvati dalla sua Misericordia, all’ultima ora terrena, prostrati in adorazione di amore, lo benediranno in eterno perché Egli è per essi doppiamente Salvatore. Salvatore di Giustizia e Salvatore d’Amore. Per la Giustizia è morto per mondarvi nel suo Sangue. Per l’Amore vi dà il suo Cuore aperto per accogliervi ancora bruttati di colpe e mondarvi fra l’incendio del suo amore quando, morendo, chiamate Lui che vi ama e che vi promette un Regno».
Serva di Dio Maria Valtorta - Quaderni - 8 ottobre 1943.
Dice
Gesù:
«Non rattristatevi, perciò, voi tutti che piangete. Confidate in Me ed affidate a Me le sorti dei vostri diletti. Il tempo della terra è breve, figli. Presto vi chiamerò dove la vita dura. Siate dunque santi per conseguire la vita eterna, dove già i vostri diletti vi attendono o dove vi raggiungeranno dopo la purgazione. La separazione attuale è breve come ora che presto passa. Dopo viene la ricongiunzione degli spiriti nella Luce e, in futuro, la beata risurrezione, per cui non solo gioirete dell’unione coi vostri amati, ma anche della visione di quei volti a voi cari e la cui scomparsa vi fa piangere come se un furto vi avesse derubato della gemma a voi più cara. Nulla è mutato, o figli. La morte non vi separa, se vivete nel Signore. Colui che è andato oltre la vita terrena non è separato da voi. Non lo può essere poiché vive in Me come voi vivete. Solo, per portarvi un paragone umano, è salito dalle membra inferiori a parti più alte e nobili, e vi ama perciò con più perfezione perché è ancor più unito a Me, e da Me prende perfezione. Solo i dannati sono "morti". Solo essi. Ma gli altri "vivono". Vivono, Maria. Capisci: vivono. Non piangere. Prega. Presto verrò. L’operaio, come la sera cala, affretta il lavoro per terminare l’opera della sua giornata e andare poi contento al riposo dopo averne avuta degna mercede. Quando anche per una creatura cala la sera della vita della terra occorre affrettare il lavoro per dare gli ultimi tocchi all’opera quasi terminata. E darli con gioia, pensando che prossimo è il riposo dopo tanta fatica e che la mercede sarà abbondante perché molto si lavorò. Io sono un Padrone che ben retribuisce. Io sono un Padre che ti attende per premiarti. Io sono quello che ti ama e che ti ha sempre amata e sempre ti amerà. Non una delle tue lacrime m’è ignota e non una resterà senza premio. Sta’ sempre più in Me e non temere. Non temere che Io ti lasci sola. Anche quando non parlo, sono con te. Sola tu? Oh! non lo dire! Hai con te il tuo Gesù, e dove è Gesù è tutto il Paradiso. Non sei sola. Maria non era sola nella casetta di Nazareth. Gli angeli erano intorno alla sua solitudine umana. Tu, Maria, non sei sola. Hai Me per Padre, hai Maria per Madre, hai i miei santi per fratelli e gli angeli per amici. Chi vive in Me ha tutto, figlia mia. Non ti dico: Non piangere. Ho pianto anche Io e ha pianto Maria. Ma ti dico: Non piangere di quel pianto umano che è negazione di fede e di speranza. Questo non lo piangere mai. Abbi fede non solo nelle grandi cose della Fede, ma anche nelle mie segrete parole. Sono mie, siine certa. E abbi speranza nelle mie promesse. Quando verrò a darti la Vita vedrai che coloro che hai pianto non li hai perduti. Perduto è colui che muore senza Gesù nel cuore. Tu resta in Gesù. In Lui troverai tutto di ciò che sospiri. Io asciugherò per sempre ogni lacrima dagli occhi tuoi così come ora consolo ogni tuo dolore, che non posso evitarti perché serve alla gloria del tuo Dio e tua. L’inverno della vita presto passa, colomba mia, e quando verrà la primavera eterna Io verrò per incoronarti di fiori levandoti le spine che portasti per mio amore».
Serva di Dio Maria Valtorta - Quaderni - 9 ottobre 1943.
TERRIBILI E SEVERE SONO LE PENE NELL’ALTRA VITA
- Padre
F. S. SCHOUPPE (Il dogma del Purgatorio)
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«Una
volta suonata la nostra ultima ora, cessati i battiti del nostro cuore, tutto
sarà finito per noi, ed il tempo di meritare e quello pure di demeritare. Tali
e quali la morte ci troverà, ci presenteremo a Cristo giudice. I nostri gridi
di supplica, le nostre lacrime, i nostri sospiri di pentimento, che ancora
sulla terra ci avrebbero guadagnato il cuore di Dio, avrebbero potuto di noi
fare, con l'aiuto dei sacramenti, da peccatori dei santi, oggi più a nulla
valgono; il tempo della misericordia è trascorso, ora incomincia il tempo della
giustizia».
Epistolario di Padre Pio.
Dobbiamo piangere, prima di tutto, perché il mondo ci farà piangere se seguiamo le Beatitudini del Redentore. Se pratichiamo la mitezza, il mondo cercherà di provocarci all’ira; se siamo misericordiosi, il mondo ci accuserà di non essere giusti; se siamo puri di cuore, il mondo ci griderà: “Puritani! Moralisti!”; se abbiamo fame e sete di giustizia, non avremo successo; se siamo operatori di pace, il mondo dirà che siamo codardi; se siamo poveri di spirito, il mondo ci guarderà dall’alto in basso. In una parola: la sofferenza segue naturalmente il conflitto del cristiano con il male del mondo. Poiché siamo stati portati fuori dal mondo, il mondo ci odierà. Il servo non è al di sopra del padrone; se il mondo ha fatto versare a Cristo lacrime di sangue, farà piangere anche noi. Questa è la prima ragione, dunque, per cui dobbiamo piangere: perché abbiamo scelto l’Uomo dei Dolori […]. Non c’è lacrima che spunta sull’occhio umano, che non versai dai miei occhi. Nessuno seppe le tante mie lacrime, i tanti miei pianti nascosti e segreti. Quante volte, anche da tenero bambinello, volavo dalla terra al cielo, [e] poggiando la mia testolina sulle ginocchia del mio Padre celeste, piangevo, piangevo.
Beato
Fulton John Sheen
«Figlia mia, le mie lacrime incominciarono fin dal primo istante del mio concepimento nel seno della mia Mamma celeste, fino all’ultimo respiro sulla croce... La Volontà del mio Padre celeste mi affidò anche il compito delle lacrime, e ne dovevo versare tante dai miei occhi, quante ne dovevano versare tutte le creature insieme. Come concepii tutte le loro anime in me, così dovetti versare tutte le loro lacrime dagli occhi miei. Vedi dunque quanto dovetti piangere:
-
dovetti far versare dai miei
occhi le lacrime che le creature versano per passioni, affinché le mie
smorzassero le loro passioni;
-
dovetti versare le lacrime che
ci vogliono dopo il peccato, per dar loro il dolore d’avermi offeso ed il
convincimento del male che hanno fatto, preparando colle mie lacrime il proposito
di non più offendermi
-
dovetti versare le lacrime per
intenerire le anime, per far loro comprendere le pene della mia passione.
-
come pure versai lacrime
abbondanti d’amore, per elettrizzare le anime ad amarmi, per attirarmi la loro
simpatia ed il loro cuore tutto per me; basta dirti che non c’è lacrima che
spunta sull’occhio umano, che non versai dai miei occhi.
Nessuno seppe le tante mie lacrime, i tanti miei pianti nascosti e
segreti. Quante volte, anche da tenero bambinello, volavo dalla terra al cielo,
[e] poggiando la mia testolina sulle ginocchia del mio Padre celeste, piangevo,
piangevo, e singhiozzando gli dicevo: Padre
mio, vedi, sono nato nel mondo alle lacrime e al dolore, simile ai fratelli
miei, che nascono alle lacrime e muoiono nel pianto; ed io amo tanto questi
fratelli, che voglio versare tutte le lacrime loro dai miei occhi, neppure una
voglio farmi sfuggire, per dare alle loro lacrime, lacrime d’amore, di dolore,
di vittoria, di santificazione e di divinizzazione. Quante volte la mia cara
Mamma, guardandomi, restava trafitta nel vedermi tutto bagnato di pianto, e lei
univa, per il dolore di vedermi piangere, le sue lacrime alle mie, e piangevamo
insieme, ed alle volte ero costretto a nascondermi per dar sfogo al pianto, per
non trafiggere sempre il suo cuore materno ed innocente. Altre volte aspettavo
quando la mia celeste Mamma per necessità doveva occuparsi di altre faccende
domestiche, per dar sfogo alle mie lacrime, per poter compiere il numero delle
lacrime di tutte le creature.
Ond’io,
nel sentire ciò, gli ho detto:
Amor mio Gesù, sicché anche le mie lacrime hanno versato gli occhi tuoi,
come quelle del nostro primo padre Adamo; ed io voglio che le versi sull’anima
mia, per darmi la grazia non solo di fare la tua Volontà, ma di possederla come
cosa e volontà mia, mentre Gesù scuoteva la
testa e dal suo volto scorrevano le lacrime sulla povera anima mia, ed ha
soggiunto: Figlia del mio Volere, certo
che versai le tue lacrime, perché passando dagli occhi miei le tue, ti potessi
dare il gran dono della mia Volontà».
Beata Luisa Piccarreta Vol. 18 Libro di Cielo, 20 Dicembre 1925.
O 𝐓u esultanza del mio cuore, unica speranza e gioia della mia vita, 𝐓u sai quante volte con l'animo amareggiato, con il cuore turbato, con il volto rigato di lacrime, quando avevo offeso 𝐃io e mi pensavo destinato a essere figlio della geenna, quando da ogni parte ero circondato da forze ostili, allora ho sollevato gli occhi a 𝐓e, piissima 𝐕ergine, e con il 𝐓uo aiuto, 𝐕ergine beata, sono sfuggito a tutti i pericoli.
Altri
godano della propria innocenza, gioiscano della ricchezza dei propri meriti,
fin da ora esultino della misericordia di 𝐃io.
Quanto a
me, 𝐓u sei mia 𝐌adre, 𝐓u speranza e unico conforto della mia vita!
Quando
arrivo a disperare di 𝐃io e di me stesso, allora penso a 𝐓e, mi
ricordo di 𝐓e, e il mio spirito riprende vita, come emergendo da profondissime
tenebre.
𝐓u sei mia
gloria, mia salvezza, amore e vita.
Dall' “Orologio della Sapienza” del Beato Enrico Susone.
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FRUTTO
Recitiamo
la seguente preghiera:
O voi,
fedeli anime / dei defunti in Cristo,
ancora
non accolte / nelle sedi dei cieli,
come
vorrei offrirvi / aiuto e soccorso
onde
possiate salire / alla gloria celeste!
O Gesù
clementissimo / Salvatore mirabile,
col tuo
sangue redentore / sii mite liberatore;
a queste
anime che ti amano / dona la tua benevolenza,
e ad esse
che ti supplicano / mostra la tua bontà.
O dolce
Madre della grazia / consolatrice degli afflitti,
attenua
la violenza della giustizia / e il rigore dei tormenti;
calma la
fiamma vorace / e mitiga i dolori,
refrigera
l’incendio / e poni fine alle sofferenze.
O fonte
della misericordia / e della bontà infinita,
giovino
le lacrime dei devoti / contro il fuoco crudele.
Riconosciamo
l’inferno / qual luogo della tua giustizia,
ma
costoro cantino in eterno / le lodi della tua clemenza.
Amen.
“Per i
nostri defunti” del Beato Giacomo Alberione
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