COME DISTINGUERE LA MORMORAZIONE DALLO SFOGO DEL CUORE

 


È da distinguere la mormorazione dallo sfogo del cuore. Ricevuta una grave offesa, non è di tutti il saper nascondere la propria pena; e, poiché il cuore gonfio trova uno sfo­go nel manifestare il suo dolore, non è male il confidare a tal fine l'offesa ricevuta. Perché lo sfogo del cuore sia lecito, ci sono delle condizioni.

Prima di tutto non si parli per odio, alternando forse imprecazioni ed ingiurie contro l'offensore. Inoltre si confidi la pena non a diverse, ma ad una sola persona, la quale sia timorata di Dio e sia tale che pos­sa mantenere nel cuore quanto ha udito.

Si fa male perciò a sfogare il cuore col primo che capita e peggio ancora a rac­contare il torto ricevuto a diversi individui.

Chi ascolta una di queste confidenze, compie realmente un atto di carità, perché consola un cuore afflitto; però, se non si è prudenti nel fare la parte di consolatore, si può commettere peccato. Chi riceve infatti uno sfogo del cuore, oltre a mantenere il segreto (il che è difficile trattandosi di don­ne!) deve anche dire la parola cristiana, esortando al compatimento ed al perdono dell'offensore.

Quando invece chi ascolta la confidenza si arrabbia contro l'offensore ed esorta a ricambiare l'offesa, in questo caso è respon­sabile davanti a Dio del suo peccato e di quello che fa commettere al prossimo. Come è difficile esser prudenti nel par­lare, quando l'animo e irritato o in preda alla passione!

 

(Servo di Dio ed erede di Padre Pio, esorcista, Don Giuseppe Tomaselli)

 

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