IL SILENZIO UN GRANDE ESORCISMO CONTRO SATANA... di fra Emiliano Antenucci
Come scrive sant’Alberto
Magno: “Il silenzio raccoglie il cuore,
rasserena le coscienze, dispone alle visite della grazia divina. Chi non sa
tacere è facilmente vinto dal nemico”. Lo scopo del “maestro dei rumori” è
quello di essere il ladro dei doni del Risorto, cioè della pace e della gioia
del cuore. Nella vita cristiana attuale è importante riprendere il concetto
fondamentale del “combattimento spirituale”, questo ci fa essere più svegli,
vigilanti e mai arrivati umanamente o superbi spiritualmente. Il “
combattimento spirituale” non è esteriore verso persone, situazioni della vita,
nemici immaginari che ci fanno entrare nel complesso del vittimismo, ma il
combattimento è interiore come ci descrive san Paolo. Il silenzio è la quiete
dei rumori (San Bernardo) e ci ridona la “santa innocenza” che abbiamo ricevuto
nel battesimo in cui siamo stati immersi nella morte e nella resurrezione di
Gesù Cristo e rinati a vita nuova. Il diavolo ci deconcentra, ci stanca
mentalmente, ci disturba nel sonno e nelle cose che facciamo, invece il
silenzio aiuta la concentrazione, dona energia alla nostra mente ed è una vera
e propria terapia che pacifica tutta la nostra personalità.
Sono tre le strategie del
“disturbatore infernale” che usa sulla nostra psiche:
-
LA DISPERAZIONE O LA SFIDUCIA VERSO DIO
-
LA PRESUNZIONE
- IL BLOCCO NEL FARE IL BENE
Scrive padre Pio al suo
direttore spirituale: “L’altra notte la passai malissimo, quel “cosaccio” (cioè
il diavolo) da verso le dieci che mi misi a letto, fino alle cinque della
mattina non fece altro che picchiarmi continuamente. Molte furono le diaboliche
suggestioni, che mi poneva davanti alla mente; pensieri di disperazione, di
sfiducia verso Dio… Credevo proprio che quella fosse propriamente l’ultima
notte della mia esistenza” (Epist. I, 28 giugno 1912). L’ esperienza di san Pio
da Pietrelcina ci indica le frasi di vessazioni del “nemico della gioia degli
uomini”: “Tu non vali niente”, “Tu sei solo al mondo e sei abbandonato”,
“Buttati dalla finestra, dal ponte, dal pozzo… perché nessuno ti ama, nemmeno
Dio”. Questa sensazione di “silenzio eterno” ci distrugge e ci “martella la
testa” con pensieri negativi di morte, di suicidio, di abbandono, di solitudine
e di desolazione profonda.
Scrive Doroteo di Gaza negli
insegnamenti spirituali: “Quando infatti il diavolo vede che uno non vuol
peccare, non è mica tanto ingenuo nel fare del male da suggerirgli subito così
direttamente un peccato evidente. Non gli dice: “Vattene a fornicare”, oppure:
“Vattene a rubare”, perché sa che queste cose non vogliamo farle e non si
azzarda a dirci quel che non vogliamo; ma trova, come ho detto, che noi abbiamo
una volontà propria o una presunzione di aver ragione, e per mezzo di esse,
sotto pretesti ragionevoli, ci danneggia. Ecco perché è ancora scritto: “Il
maligno opera il male quando mette in mezzo la presunzione di aver ragione”
(Prov 11,15). Il maligno è il diavolo, e fa il male quando mette in mezzo la
presunzione, cioè la nostra presunzione. E’ allora che ha più forza, che nuoce
di più, che agisce di più. Quando infatti ci attacchiamo alla nostra volontà e
ci fondiamo sulle nostre presunzioni, proprio allora, credendo di fare una
bella cosa, tendiamo insidie a noi stessi, ci perdiamo e non sappiamo nemmeno
come. E come possiamo conoscere la volontà di Dio o cercarla veramente, se
confidiamo in noi stessi e ci attacchiamo alla volontà propria? Per questo
l’abbas Poimen diceva: “La volontà è un muro di bronzo che si frappone tra
l’uomo e Dio. Vedete il significato del detto. E ancora aggiungeva: E’ una
roccia respingente, come a dire: che si oppone, che si scontra con la volontà
di Dio.
[…] Ecco perché il nemico
“odia la parola di sicurezza” (Prov 11,15): perché vuole sempre la nostra
rovina. Ecco perché ama quelli che si fondano su sé stessi: perché collaborano
col diavolo, tendendosi insidie da soli. Io non conosco altro motivo di caduta
per un monaco se non perché si fida del proprio cuore. Certuni dicono: “L’uomo
cade per questo o questo motivo”. Io invece, come ho detto, non conosco che per
nessuno ci sia altro motivo di caduta se non questo. Hai visto qualcuno caduto?
Sappi che si fondava su se stesso. Niente è più grave che fondarsi su sé
stessi, nulla è più rovinoso di questo. Dio mi ha protetto e ho sempre temuto
questo pericolo. […] Studiatevi anche voi di porre domande, fratelli, e di non
fondarvi su voi stessi: imparate quale mancanza di preoccupazioni procura
questa cosa, quale gioia, quale tranquillità. […] Questo ve l’ho detto,
fratelli, perché volevo spiegarvi quanto grande riposo e mancanza di
preoccupazioni, accompagnata da ogni sicurezza, dia il non fondarsi su sé
stessi, ma l’affidare le proprie cose a Dio e a quelli che, dopo Dio, possono
farci da guida; imparate dunque anche voi a far domande, fratelli, imparate a
non fondarvi su voi stessi: è una cosa bella, è umiltà, è serenità è gioia. Che
bisogno c’è di tormentarsi inutilmente? Non è possibile salvarsi altrimenti che
così.
(Doroteo, Insegnamenti
spirituali, V, Doroteo di Gaza, Insegnamenti spirituali. Traduzione,
introduzione e note a cura di Maurizio Paparozzi, Roma, Città Nuova, 1979
(Collana di Testi Patristici, 21), pp. 106-107, 110, 111, 113).
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