IL DOLORE, L’UMILIAZIONE E IL TRAMONTO LUMINOSO DI SANTA RITA

 


Tratto dal libricino SANTA RITA, del servo di Dio Don Giuseppe Tomaselli (esorcista, servo di Padre Pio ed erede di Don Bosco).


Gesù suole dare alle anime più affezionate a Lui dolori, umiliazioni e prove. Egli è il Martire del Golgota e vuole martiri coloro che predilige.

Ma mentre pare che tratti duramente i suoi amanti, li rende felici anche in questa valle di lacrime.

Fortunate le anime che comprendono la condotta di Gesù e sono docili alla sua grazia!

Rita, illuminata dallo Spirito Santo, comprese la preziosità della Croce e corrispose ai disegni di Dio.

Nella sua profonda umiltà avrebbe voluto conservare il segreto sui misteriosi doni ricevuti da Dio; ma non tutto poteva restare nascosto.

La ferita alla fronte le produceva continuo dolore; non si rimarginava mai e non poteva essere curata da nessun farmaco.

Gesù volle che al dolore si unisse l'umiliazione. Allora la ferita cominciò ad imputridire, sino al punto che ne uscivano dei piccoli vermi; la stimmata, o piaga misteriosa, divenne ributtante e Rita ne era contenta perché poteva soffrire di più per amore di Gesù Crocifisso.

Quando parlava dei vermi della sua ferita, aggiungeva: Questi vermi sono i miei angioletti.

La piaga cominciò ad emanare un forte fetore e le consorelle non sapevano resistere a tanto disagio; fu necessario segregarla dalla Comunità e fu lasciata sola nella cella.

In tale stato di sofferenza Dio le fece provare sì grande dolcezze spirituali, da farla svenire per la, veemenza delle gioie interne.

Tutto ha fine in questo mondo; passano le gioie e passano i dolori; la morte chiude il libro della vita di ognuno.

La morte naturalmente mette paura, ma alla luce della fede è bella, perché è la porta del Cielo. Se non si passa per la porta della morte, non si può entrare in Paradiso.

Il corpo di Rita era stanco e dolorante; il viso si era quasi scheletrito e faceva pena a guardarsi; ma gli occhi erano vividi e manifestavano un'anima ardente. Desiderava morire, non già per non soffrire più, ma per unirsi eternamente al suo Dio.

Negli ultimi mesi della sua vita parlava spesso della morte e del Paradiso. Chi l'ascoltava diceva: è una Santa!

Un giorno la cella di Rita fu inondata di una luce arcana; erano presenti parecchie persone. La sofferente si trasfigurò nel volto e stette con le braccia tese verso un punto da dove scaturiva la luce. Era avvenuta un'estasi.

Quando l'Abadessa le domandò cosa avesse visto, umilmente Rita raccontò che aveva visto Gesù in un trono luminoso, in compagnia della Madonna, e che aveva udito queste parole: Consolati! Fra tre giorni sarai in Paradiso!

Rita era felice e si preparò alla morte con più gioia di chi si prepara ad una gran-de festa.

Nel giorno del felice transito ricevette il Santo Viatico. Poi rimase con le braccia incrociate, assorta in preghiera.

Era giunto il momento supremo. Rita rivolse alle consorelle un dolce sguardo, accompagnato dal sorriso, esclamando: «Arrivederci in Cielo!» e chinando il capo si addormentò nel Signore.

Era sabato, 22 maggio.

Preghiera: 

O gloriosa santa Rita, voi che foste prodigiosamente partecipe della dolorosa passione di nostro Signore Gesù Cristo, ottenetemi di soffrire con rassegnazione le pene di questa vita e proteggetemi in tutte le mie necessità

A M E N


(Indulgenza di 300 giorni una volta al dì. Indulgenza plenaria alle solite condizioni purché si reciti ogni giorno per un mese intero)

 

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