Quattro buoni motivi per soffrire bene

 



Dalla “Lettera agli amici della Croce” di San Luigi Maria Grignion da Montfort, lett. D. «e mi segua», par. 11, nn. 55 – 58


Per sentirvi aiutati a soffrire nel modo giusto, abituatevi a meditare su queste quattro considerazioni:

 

a)   Lo sguardo di Dio

 

Contemplate lo sguardo di Dio che, come un grande sovrano dall'alto di una torre, osserva un suo soldato nella mischia, con una espressione di compiacenza e di elogio per il suo coraggio. Che cosa guarda Dio sulla terra? Forse i re e gli imperatori assisi sul loro trono?  Oh! spesso non li guarda che con disdegno.

Guarda forse le grandi vittorie nazionali, o le pietre preziose; le cose insomma che la stima degli uomini ritiene grandi?

«Ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio».

Che cosa dunque guarda Dio con piacere e gioia e chiede notizia agli angeli e agli stessi demoni?

Guarda l'uomo che si batte per Dio contro la fortuna, il mondo, l'inferno e contro se stesso; l'uomo che porta gioiosamente la propria croce.

Non hai visto la grande meraviglia che tutto il cielo contempla con ammirazione? chiede il Signore a Satana. «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe, che soffre per amor mio?»

 

b)   La mano di Dio

 

Considerate la mano di questo potente Signore.

Essa permette ogni sciagura naturale che ci affligge, dalla più grande alla più piccola.

La stessa mano che percosse e atterrò un esercito di centomila uomini, fa ora cadere la foglia dall'albero e un capello dal vostro capo.

La mano che colpì duramente Giobbe, ora tratta voi dolcemente con il piccolo male che vi manda.

La stessa mano di Dio forma il giorno e la notte, il sole e le tenebre, il bene e il male.

E permette i peccati di chi ti ferisce: senza volerne la malizia, permette l'azione.

Se dunque ti succedesse, come al re Davide, di imbatterti in un Simei che scagli contro di te imprecazioni e sassi, dì a te stesso: «non mi vendicherò; lo lascerò stare, perché il Signore gli ha comandato di agire così o di aver meritato ogni sorta di oltraggi, e Dio mi punisce giustamente. Fermatevi, mio braccio e mia lingua; non battete, non proferite parole. Quest'uomo o questa donna che mi rivolgono insulto o mi fanno ingiuria, sono ambasciatori della misericordia di Dio che si vendica in via amichevole. Non irriterò la sua giustizia usurpando i diritti della sua vendetta, non ne disprezzerò la misericordia, resistendo ai suoi amorosi colpi di frusta, col rischio di vedermi rinviato, per la vendetta, alla nuda e cruda giustizia dell'eternità».

 

c)    Le piaghe e i dolori di Gesù Cristo crocifisso

 

Contemplate le piaghe e i dolori di Gesù Cristo crocifisso.

Egli stesso vi rivolge l'invito: «Voi tutti che passate per la via spinosa e segnata dalla croce che io ho percorsa, considerate e osservate.

Considerate con gli occhi stessi del corpo e con lo sguardo della contemplazione, se la povertà, la nudità, il disprezzo, i dolori e le solitudini cui siete esposti, sono simili ai miei. Guardate me che sono innocente e poi lamentatevi pure, voi che siete colpevoli!».

Anche per bocca degli apostoli, lo Spirito Santo ci raccomanda di contemplare Gesù Cristo crocifisso e di munirsi di questo pensiero, che è l'arma più penetrante e terribile contro tutti i nemici.

Quando sarete assaliti da povertà, avvilimento, dolore, tentazioni e altre croci, armatevi di uno scudo, di una corazza, di un elmo, di una spada a doppio taglio e cioè del ricordo di Gesù Cristo crocifisso.

Sta qui la soluzione di ogni difficoltà e la vittoria contro tutti i nemici.

 

d)   In alto, il cielo; in basso, l'inferno In alto guardate la bella corona che vi aspetta nel cielo, se portate bene la croce


La visione di questo premio sostenne i patriarchi e i profeti nella loro fede e nelle persecuzioni; animò gli apostoli e i martiri nelle loro fatiche e tormenti.

Esclamavano i patriarchi con Mosè: «Preferiamo essere maltrattati con il popolo di Dio, per giungere alla felicità eterna con lui, anziché godere per breve tempo di un piacere colpevole».

Dicevano i profeti con Davide: «Soffriamo grandi persecuzioni in vista del premio».

Affermavano gli apostoli e i martiri con San Paolo: «Siamo come condannati a morte; poiché con le nostre sofferenze siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti» per «la quantità smisurata ed eterna di gloria» che «il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura».

Contempliamo in alto, gli angeli che ci esortano: «Abbiate cura di non perdere la corona assegnata alla vostra croce portata con pazienza.

Se voi non la portate come si conviene, un altro lo farà al vostro posto e rapirà la corona». «Combattete da forti soffrendo con pazienza - ci dicono tutti i santi - e riceverete un regno eterno».

Ascoltiamo, infine, la voce di Gesù Cristo: «Darò la mia ricompensa solo a chi soffrirà e vincerà con pazienza».

In basso, osserviamo il posto che ci spetterebbe giustamente nell'inferno con il cattivo ladrone e con i dannati, se, come loro, soffrissimo mormorando con risentimento e desiderio di rivincita.

Esclamiamo con sant'Agostino: «Brucia, Signore, taglia, recidi, tronca in questo mondo in punizione dei miei peccati, purché tu abbia a perdonarli nell'eternità».

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