Per un esame di coscienza come Dio comanda, ... leggi e medita molto!
Il mare dei peccati e il mare della grazia – Da ”Commento a «Guai a noi, che abbiamo peccato!», 9-13” di Sant’Efrem il Siro, Diacono, Dottore della Chiesa.
“Tremo
sempre e rabbrividisco quando penso ai miei peccati nascosti, quando soppeso le
mie opere. Questo pauroso ricordo delle mie colpe e del giorno del giudizio
infonde spavento nelle mie viscere, riempie di angoscia i miei pensieri. Ma è
strano come io sappia tutto ciò, come io riconosca chiaramente quel che mi può
giovare, e mi abbandoni tuttavia a tanto male. Io so quanto amaramente tutto mi
sarà retribuito, e ciò nonostante faccio il male; conosco le opere buone e
compio opere cattive. Leggo i libri spirituali scritti dallo Spirito Santo, che
annunciano bensì il giudizio e il castigo, ma anche lo splendore delle nozze e
il regno dei cieli. Leggo, ma non pratico; insegno, ma non imparo. Sono ben
versato nei libri sacri e nella loro lettura, ma sono ben lontano dal mio
dovere. Leggo agli altri la Bibbia, ma nulla entra nel mio orecchio. Ammonisco
ed esorto gli ignoranti, ma ciò che mi giova non lo attuo. Spesso apro il
libro, leggo e gemo; poi lo chiudo e ho già dimenticato tutto ciò che contiene.
Quando la Scrittura è lontana dai miei occhi, anche i suoi insegnamenti sono
lontani dalla mia mente. Che voglio da questo mondo, in cui sono entrato una
volta sola, e da questo corpo pieno di mali, che mi sollecita alle brame
perverse? Le sacre Scritture mi spaventano con il giudizio e la retribuzione;
le brame perverse invece mi spingono a compiere le opere della carne... Perciò
in te, o Signore, io cerco il mio rifugio da questo mondo perverso e da questo
corpo pieno di mali, causa di ogni peccato. Per questo io ti grido, come già
Paolo apostolo: Quando sarò liberato da questo corpo di morte? (Rm 7,24).
Mentre il
mio intimo si strugge in queste dolorose riflessioni, sopraggiunge in me un
altro stimolo che allontana dal mio cuore la tristezza. Misteriosamente sorge
nel mio senso un pensiero consolante, che mi consiglia al bene e mi porge la
mano alla speranza. Vedo in spirito la penitenza che mi sta davanti,
incoraggiante, e mi sussurra nelle orecchie una promessa consolatrice;
rincuorandomi mi dice: «Se tu qual peccatore ti affliggi che il pentimento sia
inutile, di che cosa mai ti affliggi, o peccatore?». «Proprio perché il
rincrescimento e le lacrime mi ardono e torturano senza guadagno alcuno, io,
guardando l’immensità dei miei peccati, mi sento precipitare nella
disperazione». «Ascolta, o peccatore, - mi sussurra di nuovo la penitenza
nell’orecchio - voglio impartirti un insegnamento salutare, voglio darti un
consiglio vivificante! Ascoltami: ti mostrerò come tu possa piangere nel modo
retto, affinché il tuo dolore ti sia utile e le tue lacrime ti giovino. Non
cadere nello scoraggiamento, non abbandonarti alla disperazione, non perder
l’animo contemplando i tuoi debiti e non dimenticare i tuoi vantaggi. Il
Signore è buono e misericordioso, egli brama di vederti alla sua porta e si
rallegra se tu ti converti, riabbracciandoti con gioia. La tua colpa, tanto
grande, non può essere neppur paragonata alla goccia più piccola della sua
misericordia; egli ti purifica con la sua grazia dai peccati che ti dominano.
Il mare dei tuoi peccati non può soffocare l’alito più tenue della sua
misericordia, anzi, neppure l’ingiustizia di tutto il mondo può superare il
mare della sua grazia.
Vedo in
spirito la penitenza che mi sta davanti, incoraggiante, e mi sussurra nelle
orecchie una promessa consolatrice […]. «Anche se tu incedi oppresso dalla
colpa e dai peccati, cessa ora le tue cattive azioni, avvicinati alla sua
porta, ed egli ti accoglierà. Non pensare di aver commesso troppi delitti,
tanto da non esser più riammesso se ritorni; questo pensiero ti tratterrebbe
dal fare penitenza. Non guardare la quantità immensa dei tuoi peccati nascosti,
perché tu non finisca per trascurare ciò che ti serve alla vita eterna. Il tuo
Signore, infatti, può renderti puro da ogni colpa, può lavarti da ogni macchia.
Anche se la sozzura delle colpe fosse tanto penetrata in te come il colore
nella lana, egli ti renderà bianco come la neve, secondo quanto sta scritto nel
Profeta (Is 1,18). O peccatore, abbandona i tuoi misfatti, pentiti di ciò che hai
perpetrato ed egli, nella sua misericordia, ti riaccoglierà. Tralascia le tue
macchie e vieni da lui, ed egli ti riaccoglierà».
«Sì, - mi
dice la penitenza - io lo garantisco. Fa’ solo ciò che dico, o peccatore
impuro, e il Signore buono ti accoglierà, ti riabbraccerà, come faccio io. O
peccatore, se tu piangi e ti rammarichi per i tuoi delitti e poi ricorri
fiducioso a lui, egli perdona le tue colpe e riversa su di te la pienezza della
sua misericordia; egli infatti desidera e brama la tua conversione e si allieta
vedendoti alla sua porta, perché egli per i peccatori e i cattivi ha sopportato
la morte e l’ignominia. «E’ davvero così, come ti dico, o peccatore: amara e
dolorosa è la pena che il delinquente si aspetta. I colpevoli saranno puniti
nel fuoco orrendo, come dice la Scrittura (cf. Mc 9,47), quando vi sarà il
giudizio. Ma sappi anche questo, o peccatore - mi soggiunge la penitenza - che
non è in mio potere aiutare in un qualsiasi modo i colpevoli nell’aldilà. Chi
non mi ascolta qui e non cerca rifugio sotto le mie ali, io non potrò più
aiutarlo là, nell’altro mondo. Allora non mi sarà più concesso intercedere per
il peccatore che quaggiù non si sarà affrettato a me per nascondersi sotto le
mie ali. Ecco dunque il mio 16 consiglio o peccatore, per la tua salvezza:
vieni da me finché sei in questo mondo, e per opera mia tu vivrai! Io supplico
per te la sua grazia e il suo perdono e li muovo con le mie lacrime a far sì
che la giustizia si volga in indulgenza.
Mi
presento alla grazia per scongiurarla, per supplicarla con le lacrime agli
occhi, che usi misericordia per le tue colpe. Confido in essa: la grazia
ascolterà la mia intercessione per te e si prodigherà, a pro tuo, a raddolcire
la giustizia. Sì, o peccatore, la grazia stessa ti prenderà, invisibile, per
mano e si presenterà supplice alla giustizia, indirizzandole queste parole: O
giustizia, tremenda più di ogni altra cosa: riguarda questo peccatore! Certo,
ha peccato e si è macchiato, ma ora si è fatto penitente. Guardalo come trema,
teme e si vergogna delle sue colpe passate, e con quali gemiti ti supplica di
indulgergli. Guarda i suoi sospiri e le sue lacrime, il suo pentimento e il suo
intimo dolore, e rimettigli tutti i trascorsi, perché mai più ad essi
ritornerà. Osserva come per la tristezza del suo cuore sta quasi per cader
nella disperazione! Se non lo si incoraggia, va perduto. Porgigli dunque la
mano e fagli udire la parola del perdono, affinché si rialzi subito nella
speranza di esser nuovamente accolto, quando tornerà al Signore misericordioso!».
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