Perché era necessario che Cristo nascesse da una Vergine sposata? Meditazioni sullo sposalizio di Maria e Giuseppe di San Tommaso d’Aquino
Che Cristo nascesse da una vergine sposata, era conveniente e per lui, e per la madre, e per noi.
Riguardo
a Cristo ciò era conveniente per quattro ragioni:
Primo:
perché gli infedeli non lo respingessero come un illegittimo. Per cui Sant’
Ambrogio osserva: «Che cosa si potrebbe rimproverare ai Giudei, che cosa a
Erode, se avessero avuto il pretesto di perseguitare un figlio illegittimo?»;
Secondo:
perché la sua genealogia secondo la consuetudine fosse ordinata seguendo la
discendenza maschile. Di qui le parole di Sant’Ambrogio: «Colui che è venuto in
questo mondo, doveva essere registrato secondo gli usi del mondo. Ma è la persona
dell'uomo che nel senato e nelle altre assemblee cittadine porta il nome della
famiglia. Anche la consuetudine delle Scritture ce lo insegna, perché esse cercano
la discendenza maschile»;
Terzo: per
la sicurezza del bambino, affinché il diavolo non agisse contro di lui con più
malizia. Ecco perché S. Ignazio afferma che la vergine fu sposata, «perché la
sua prole rimanesse celata al diavolo»;
Quarto: perché Giuseppe provvedesse al sostentamento di Cristo. Ecco perché Giuseppe vien detto suo padre “nutritizio”.
Era poi
conveniente anche per la Vergine.
Primo:
perché in tal modo venne sottratta a ogni castigo legale: «perché non fosse lapidata
dai Giudei come adultera», dice San Girolamo;
Secondo: perché
in tal modo veniva protetta da ogni infamia. Scrive infatti San Ambrogio: «Sposò
per non essere segnata dall'infamia che accompagna la perdita della verginità»;
Terzo: per assicurarsi, come dice s. Girolamo, l'assistenza di Giuseppe.
Ciò era
opportuno finalmente per noi.
Primo:
perché la testimonianza di Giuseppe ha garantito che Cristo è nato da una vergine.
Di qui le parole di San Ambrogio: «Come testimonio validissimo del pudore si
presenta il marito, che poteva querelarsi del torto subito e vendicarsi
dell'offesa, se fosse stato all'oscuro del mistero»;
Secondo:
perché diventano più attendibili le parole stesse della Vergine relative alla
propria verginità. Scrive per questo s. Ambrogio: «La fede nelle parole di
Maria ha più fondamento e sparisce ogni motivo di menzogna. Si potrebbe infatti
pensare che una donna non sposata e gravida volesse coprire la sua colpa con
una menzogna; una donna maritata non aveva ragione di mentire, essendo la
figliolanza per una donna premio del matrimonio e dono delle nozze». Queste due
ragioni valgono a conferma della nostra fede;
Terzo:
perché non avessero scuse le nubili che incautamente si espongono all'infamia.
Di qui le parole di s. Ambrogio: «Non era opportuno che alle vergini viventi in
cattiva reputazione rimanesse come parvenza di scusa che anche la Madre del
Signore era stata infamata»;
Quarto,
perché questo è un simbolo della Chiesa universale, che «pur essendo vergine, è
tuttavia sposata a Cristo, suo unico sposo», come dice San Agostino.
Si può infine aggiungere come quinta ragione del fatto che la Madre del Signore fu sposa e vergine, l'intenzione di onorare nella sua persona e la verginità e il matrimonio: e ciò contro gli eretici, i quali condannano, o l'una, o l'altro.
Se tra Maria e Giuseppe ci sia stato vero matrimonio
Il
matrimonio, o coniugio, si dice vero quando raggiunge la sua perfezione. Ma una
cosa può avere due perfezioni. La prima consiste nella forma che dà alla cosa
la sua natura specifica, la seconda invece consiste nell'operazione per cui la
cosa raggiunge il suo fine. Ora, la forma del matrimonio consiste nella
indivisibile unione degli animi: che obbliga ciascuno dei coniugi a mantenersi
perpetuamente fedele all'altro. Il fine poi del matrimonio consiste nella
generazione e nell'educazione della prole: la prima mediante l'unione carnale,
la seconda mediante le attività per mezzo delle quali marito e moglie si
aiutano a vicenda per allevare la prole.
Ebbene
rispetto alla prima perfezione il matrimonio tra la Vergine Madre di Dio e San
Giuseppe fu verissimo, perché ambedue dettero il consenso all'unione coniugale,
anche se sotto la condizione: "se piacesse a Dio". Per questo
l'angelo stesso chiama Maria moglie di Giuseppe, dicendo a costui: "Non
temere di prendere con te Maria, tua sposa". Commentando s. Agostino dice:
"Per la fedeltà già promessa nel fidanzamento vien chiamata moglie la
donna che Giuseppe non aveva e non avrebbe sessualmente conosciuto".
Rispetto invece alla seconda perfezione, che dipende dagli atti propri del matrimonio, se ci riferiamo all'unione carnale, che genera la prole, quel matrimonio non fu consumato. Per questo osserva San Ambrogio: «Non ti meravigliare che la Scrittura chiami moglie Maria. Perché le nozze non consistono nel privarsi della verginità ma nel giurarsi comunione di vita». - Esso però ebbe anche questa seconda perfezione rispetto all'educazione della prole. Scrive infatti S. Agostino: «Tutti i beni del matrimonio si ebbero nei genitori di Cristo: la prole, la fedeltà, il sacramento. La prole sappiamo che è lo stesso Signore Gesù; la fedeltà, perché senza adulterio; il sacramento, perché senza divorzio. Ci mancò soltanto l'unione carnale».
(Somma
Teologica, III q. 29 a. 1 co.)
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