LE CONFESSIONI MAL FATTE

 


Questo articolo mette in risalto i veri patimenti di Gesù Cristo sofferti quando ci confessiamo male, rendendo la confessione invalida e sacrilega. Ogni volta che non nutriamo vero pentimento dei peccati commessi e cerchiamo di nasconderli al confessore, per vergogna o per timore di essere giudicati dal sacerdote sulla nostra “cattiva” condotta, feriamo gravemente il Sacro Cuore di Gesù, e confessandoci male, non solo non veniamo lavati nel sangue preziosissimo di Gesù dalle scorie presenti nel nostro cuore, ma peggio ancora commettiamo peccato mortale, perché la confessione fatta male è sacrilegio dinanzi a Dio, e nel giorno del giudizio particolare l’anima dovrà rispondere dinanzi alla Maestà Divina non solo dei peccati commessi ma anche delle confessioni sacrileghe, e qualora fossero state fatte delle comunioni sacrileghe dopo la confessione mal fatta, il peccato mortale sarà doppio. 

La confessione è valida solo quando confessiamo con il vero pentimento del cuore tutti i peccati commessi e che ricordiamo, i peccati che non ricordiamo in confessione ci vengono automaticamente perdonati, la misericordia del Signore è infinita, ma non dobbiamo abusarne di essa, come insegna San Alfonso Maria de Liguori, la misericordia divina se abusata diventa castigo a se stesso. Alcuni santi mistici hanno patito realmente sulla loro carne i peccati commessi dall'umanità, per l’espiazione propria e altrui, e per la riparazione delle conseguenze che i peccati stessi procurano ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria. 

Così raccontò (ciò che il Signore ha fatto patire) a una santa mistica tedesca del ‘700 suor Beata Anna Katharina Emmerich, in riparazione delle confessioni mal fatte dai suoi figli indegni:

«Quando mi resi conto della cattiva preparazione con la quale alcuni vanno alla santa confessione, rinnovai le mie suppliche a Dio; Egli mi volle lasciar soffrire un pò per il loro miglioramento. Allora le sofferenze iniziarono a cadere su di me in modo continuato, acute trafitture di dolori, come raggi o frecce. Nella notte scese una grave pena in me, che non avevo mai provato; iniziò intorno al mio cuore, come un gomitolo di dolore che rinchiudesse una fiamma. Da questo fuoco si espandevano dolori in tutto il mio corpo; attraverso il midollo e le gambe scendevano fino alle punte dei piedi, alle unghie ed ai capelli. Io sentii qualcosa diffondersi e ripercuotersi da questi dolori, la percepii dapprima come se uscisse dal cuore nelle mani, diffondersi nei piedi e intorno al capo, e da lì ripartire tornando nel cuore, così che le piaghe erano i centri principali di irradiazione. Queste pene aumentarono divenendo sempre più lancinanti e piene di significato, fino alla mezzanotte. Restai sveglia e fui inondata di sudore senza potermi muovere. Avevo solo una consolazione, portata dalla convinzione che dov’erano i punti principali dei dolori ci fosse la forma della croce. A mezzanotte non potevo più sopportarli e poiché nello sfinimento avevo perduto coscienza della provenienza di questi dolori, mi rivolsi come un bambino al santo padre Agostino e lo supplicai Con queste semplici parole: “Caro padre Agostino tu mi hai promesso il sollievo, perciò io ti chiamo; guarda come è grande la mia sofferenza e la mia miseria!” Il Santo non mi lasciò inascoltata ed accorre subito pieno d’amore ricordandomi e spiegando meglio il motivo delle mie sofferenze che non poteva togliermi, perché hanno la radice nella sofferenza di Gesù, ma avrei dovuto averne anche consolazione. Mi disse ancora che io avrei dovuto patire fino alle tre. Le pene continuavano ininterrotte ma con la grande consolazione di percepirle radicate nella sofferenza di Gesù per la giustizia divina verso tutti gli altri. Io sentii il sollievo di essere d’aiuto, e in questa sensazione racchiudevo tutte le sofferenze che mi stavano nel cuore, affidandomi alla misericordia del Padre celeste, e al padre Sant’Agostino. Egli mi ricordò che tre anni fa, la mattina della festa di tutti i Santi, la morte mi era vicina e mi era apparso il mio Sposo celeste che mi aveva posto la scelta se avessi voluto morire e soffrire ancora nel Purgatorio oppure se volevo ancora soffrire a lungo sulla terra, ed io gli avevo detto: “Nel Purgatorio non posso più aiutare nessuno, se la tua volontà non è contraria lasciami soffrire più volte tutte le sofferenze nella vita se con queste posso aiutare anche solo un’anima”. Mi ricordai chiaramente di quel voto dietro l’esortazione del mio santo padre dell’Ordine, e così potei soffrire fino alle tre le pene più disperate con tranquillità e gratitudine».

 

PREGHIERA RIPARATRICE PER EVITARE IL PURGATORIO

 

Una povera Clarissa defunta apparve alla sua Superiora che pregava per lei e le disse: "Sono andata dritta al Cielo perché, avendo recitato ogni sera questa preghiera, ho pagato tutti i miei debiti e sono stata preservata dal Purgatorio".

 

Eterno Padre, per le mani di Maria Addolorata, ti offro il Sacro Cuore di Gesù con tutto il suo amore, con tutte le sue sofferenze e con tutti i suoi meriti:

per espiare tutti i peccati che ho commesso quest'oggi e durante tutta la mia vita passata.

Gloria Patri....

 

per purificare il bene che ho mal fatto quest'oggi e durante tutta la mia vita passata.

Gloria Patri...

 

per supplire al bene che ho trascurato di fare quest'oggi e durante tutta la mia vita passata.

Gloria Patri...

 

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